Vi sono degli insetti che sembrano “pattinare” sulla calma superficie dell’acqua degli stagni, senza bagnarsi: tra questi vi sono i Gerridi. Per non affondare, questi insetti sfruttano l’elevata tensione superficiale dell’acqua, cioè la presenza di una sorta di “pellicola” tra aria e acqua che sostiene il loro peso. I Gerridi, per aumentare la superficie del corpo e non bagnarsi, sono forniti di minutissimi peli idrofughi all’estremità delle zampe e sulla parte ventrale del corpo.
Ho trovato su YouTube il film “Il risveglio del fiume segreto – In viaggio sul Po con Paolo Rumiz“. Un’occasione per scoprire questo fiume quasi dimenticato nella nostra epoca. Il film racconta il lungo viaggio compiuto sul fiume da Paolo Rumiz, insieme all’esploratrice Valentina Scaglia, incontrando canoisti, barcaioli, scrittori, pescatori…
Da sempre il Po è una risorsa insostituibile per gli abitanti dell’Italia settentrionale. I punti di interesse storico, architettonico e culturale che si trovano sul territorio lambito dal fiume sono innumerevoli.
Anche se attraversa aree con un’elevata densità di antropizzazione (fra le più alte del continente!), il Po ha una straordinaria importanza anche dal punto di vista naturalistico. I suoi diversi ambienti naturali ospitano centinaia di specie floristiche e faunistiche, tanto che il Po possiede uno dei più alti tassi di biodiversità in Europa.
Il suo delta è stato dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Il Parco del Delta del Po ha la più vasta estensione di zone umide protette d’Italia, che ne fanno la più importante area ornitologica italiana ed una delle più conosciute d’Europa per gli amanti del Birdwatching.
Altri Parchi fluviali si susseguono lungo il corso del Po, in Lombardia e in Piemonte.
Il Po attraversa una delle pianure più fertili del mondo, ma anche una delle più inquinate. La Pianura Padana ci racconta la storia di un rapporto secolare uomo-fiume. Il Po con la sua presenza, il suoi spostamenti, le sue piene, ha influenzato la vita degli abitanti di pianura, dalle grandi trasformazioni al semplice vivere quotidiano.
Com’è fatto il fondo di un lago? Per capire come è composto il fondo bisogna fare un carotaggio, cioè estrarre una porzione dei sedimenti a forma di carota, arrivando in profondità.
In molti casi, si potrà notare un’alternanza di bande chiare e scure.
Gli strati più scuri si formano in momenti in cui il lago è produttivo, come nei periodi estivi, quando gli organismi del fitoplancton sono più abbondanti e l’ossigeno è scarso; in queste circostanze si hanno processi di putrefazione sul fondo.
Gli strati più chiari indicano invece una minore produzione e spesso corrispondono ai depositi invernali.
In molti casi si può calcolare, in base al numero e allo spessore di questi strati, detti “varve”, l’età dei sedimenti e la velocità di sedimentazione; questa, generalmente, corrisponde a qualche millimetro di sedimento all’anno, per cui una carota di un metro può riportare informazioni risalenti a qualche secolo fa.
Volete vedere “dal vivo” gli strati di un lago preistorico? Tra Sovere e Pianico, in provincia di Bergamo, si possono vedere gli strati dei sedimenti deposti: essi racchiudono ben 45 mila anni di storia e permettono di ricostruire la storia dell’ambiente e del clima nelle Alpi.
Per info: Parco dei Laghi fossili di Sovere oppure il loro video su You Tube.
Le torbiere sono aree ricche di piante palustri, perennemente ricoperte da uno strato d’acqua. La presenza dell’acqua fa sì che l’ossigeno a livello del suolo sia praticamente assente: in queste condizioni l’attività degli organismi decompositori è fortemente compromessa.
I resti delle piante che cadono sul terreno non vengono più degradati e si accumulano; questi residui si evolvono lentamente, andando a formare, col tempo, uno strato di torba.
La torba si presenta come una massa spugnosa, bruna o nera, molto ricca di acqua, nella quale sono ancora riconoscibili resti di piante, frammenti legnosi, sostanze fangose, ecc.
Al suo interno si possono rinvenire anche dei pollini fossili il cui studio permette in alcuni casi di ricostruire la storia della vegetazione circostante e le variazioni climatiche avvenute nel corso dei millenni.
Nella foto: un campo di torba che viene tagliata per essere essiccata, in Irlanda.
Gli ambienti di torbiera sono largamente diffusi nell’Europa settentrionale e Atlantica, mentre in Italia sono sporadici, soprattutto per cause climatiche e, in secondo luogo, per l’attività dell’uomo.
Infatti, in molti casi le torbiere sono state drenate per conquistare spazio alle aree da sfalcio o da pascolo. La torba, assieme a lignite, antracite e litantrace, è un combustibile fossile, ricercato e sfruttato fin dai tempi più antichi.
Oggi le torbiere sono in gran parte abbandonate, soprattutto per gli alti costi dell’essiccamento; attualmente la torba viene impiegata in campo florovivaistico.
Nel post precedente Ipertesti per apprendere è stato fatto il confronto tra ipertesti e metodi tradizionali per la didattica. Vediamo più in dettaglio quali possono essere i vantaggi degli ipertesti.
La struttura ipertestuale offre la possibilità di compiere un numero praticamente illimitato di “percorsi“. La “navigazione“ può essere guidata totalmente o in parte dall’insegnante, ma, soprattutto, gli stessi studenti possono crearsi i propri percorsi.
Ad esempio, uno studente può individuare un proprio percorso personale sulla base delle proprie conoscenze, oppure può porsi particolari domande a mano mano che elabora le informazioni, oppure può decidere di approfondire una certa direzione che ritiene più importante al completamento delle proprie conoscenze.
Il processo formativo quindi diventa, man mano, un processo autoformativo. Questo processo attivo di auto-organizzazione è stimolato e facilitato proprio dalla natura dell’ipertesto.
L’attività non è limitata alla fase ricettiva, ma può prevedere una serie di attività “produttive” da parte dello studente. Ad esempio, l’alunno potrebbe estrarre i pezzi considerati più interessanti, legarli insieme annotandoli, definire un proprio percorso, o addirittura creare una propria struttura di riferimento sulla stessa base, un proprio ipertesto.
Si possono anche usare i materiali così elaborati dagli studenti come efficaci strumenti di valutazione dei progressi compiuti.
Un approccio di questo tipo porta importanti vantaggi. Il materiale è modulabile e adattabile alle varie esigenze individuali. I livelli e i ritmi del processo di apprendimento sono autoregolabili, migliorando il processo di comprensione e assimilazione. L’utente “naviga” ed “esplora” attivamente, anziché venir semplicemente “riempito”.
Tutto ciò contribuisce, inoltre, a mantenere un alto livello di motivazione, “ricompensando”, in un certo senso, lo studente ad ogni passo.
Un esempio di ipertesto è il libro Pianeta Acqua.
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