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Categoria: Scienza

Brinicle, ovvero il “ghiacciolo della morte”!

Un fenomeno incredibile: il brinicle

Chiamato anche il “ghiacciolo della morte”, il brinicle è un flusso di ghiaccio che si propaga inesorabilmente nell’acqua del freddo mare dell’Antartide. Nella sua avanzata esso congela istantaneamente tutto quello che incontra, anche le stelle marine e i ricci, come si vede nel filmato.
Questo video di YouTube è stato filmato da due documentaristi della Bbc durante le riprese per il programma “Frozen Planet” vicino all’arcipelago di Ross, in Antartide.

Il fenomeno incredibile è dovuto al particolare comportamento del ghiaccio salato. Durante il freddo inverno polare, l’acqua marina ha una temperatura di 1-2 gradi sotto lo zero, mentre l’aria sopra la superficie raggiunge i -20°C. L’acqua del mare congela ma, essendo salata, forma una sorta di salamoia molto densa, simile ad una spugna con una fitta rete di sottilissimi canali che, essendo più pesante dell’acqua circostante, scende verso il basso fino a raggiungere il fondale.
E’ impressionante il fatto che il brinicle si muova come se fosse dotato di vita propria! Assomiglia al tentacolo di ghiaccio di una sorta di animale fantasma subacqueo!
Il fenomeno fu descritto per la prima volta nel 1971. Non rappresenta un pericolo per la navigazione perché, a quanto pare, perfino le foche riescono a spezzarlo!

Sedimenti di lago

Com’è fatto il fondo di un lago? Per capire come è composto il fondo bisogna fare un carotaggio, cioè estrarre una porzione dei sedimenti a forma di carota, arrivando in profondità.
In molti casi, si potrà notare un’alternanza di bande chiare e scure.
Gli strati più scuri si formano in momenti in cui il lago è produttivo, come nei periodi estivi, quando gli organismi del fitoplancton sono più abbondanti e l’ossigeno è scarso; in queste circostanze si hanno processi di putrefazione sul fondo.
Gli strati più chiari indicano invece una minore produzione e spesso corrispondono ai depositi invernali.
In molti casi si può calcolare, in base al numero e allo spessore di questi strati, detti “varve”, l’età dei sedimenti e la velocità di sedimentazione; questa, generalmente, corrisponde a qualche millimetro di sedimento all’anno, per cui una carota di un metro può riportare informazioni risalenti a qualche secolo fa.

Volete vedere “dal vivo” gli strati di un lago preistorico? Tra Sovere e Pianico, in provincia di Bergamo, si possono vedere gli strati dei sedimenti deposti: essi racchiudono ben 45 mila anni di storia e permettono di ricostruire la storia dell’ambiente e del clima nelle Alpi.
Per info: Parco dei Laghi fossili di Sovere oppure il loro video su You Tube.

Le torbiere

Le torbiere sono aree ricche di piante palustri, perennemente ricoperte da uno strato d’acqua. La presenza dell’acqua fa sì che l’ossigeno a livello del suolo sia praticamente assente: in queste condizioni l’attività degli organismi decompositori è fortemente compromessa.
I resti delle piante che cadono sul terreno non vengono più degradati e si accumulano; questi residui si evolvono lentamente, andando a formare, col tempo, uno strato di torba.
La torba si presenta come una massa spugnosa, bruna o nera, molto ricca di acqua, nella quale sono ancora riconoscibili resti di piante, frammenti legnosi, sostanze fangose, ecc.
Al suo interno si possono rinvenire anche dei pollini fossili il cui studio permette in alcuni casi di ricostruire la storia della vegetazione circostante e le variazioni climatiche avvenute nel corso dei millenni.

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Nella foto: un campo di torba che viene tagliata per essere essiccata, in Irlanda.
Gli ambienti di torbiera sono largamente diffusi nell’Europa settentrionale e Atlantica, mentre in Italia sono sporadici, soprattutto per cause climatiche e, in secondo luogo, per l’attività dell’uomo.
Infatti, in molti casi le torbiere sono state drenate per conquistare spazio alle aree da sfalcio o da pascolo. La torba, assieme a lignite, antracite e litantrace, è un combustibile fossile, ricercato e sfruttato fin dai tempi più antichi.
Oggi le torbiere sono in gran parte abbandonate, soprattutto per gli alti costi dell’essiccamento; attualmente la torba viene impiegata in campo florovivaistico.

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